Abbiamo vissuto un periodo di questo anno dove il tempo scorreva senza i ritmi quotidiani frenetici che scandivano le nostre giornate.

Per quanto la realtà del lockdown sia stata difficile da affrontare, siete riusciti probabilmente per la prima volta nella vita a beneficiare del vostro tempo, un tempo lungo, lento, dove avete lavorato sulla crescita dei vostri bambini creando, forse, anche dei legami iperprotettivi e di dipendenza, il cosiddetto eccesso di maternage.

Vi sarete dedicati sicuramente ai vostri figli andando incontro alle loro azioni, ma bisogna focalizzare di più l’attenzione sulla loro autonomia, più che sul vostro desiderio di amorevolezza.

Prendendo spunto dall’insegnamento di Maria Montessori, lo scopo primario è di accompagnare il bambino verso la libertà, quest’ultima si può conquistare solo attraverso l’autonomia.

L’educazione all’indipendenza deve iniziare fin da piccoli, ad esempio è più comodo imboccare il bambino piuttosto che insegnargli a fare da solo, lasciandolo fare da solo. Quest’ultimo di sicuro è un percorso più dispendioso di energie, ma porterebbe al nostro traguardo prefissato.

L’esperienza educativa suggerisce di non ostacolare e non disturbare il processo autogestito, cercando di mantenere sempre una adeguatezza nelle richieste (da un bimbo di un anno non possiamo pretendere che si vesta da solo), mantenendo gli obiettivi in modo realistico, sostenendoli nei loro progressi ed errori e non deve essere assolutamente una gara a chi fa di più rispetto al figlio/a dell’amica, del vicino o del cugino.

Ora, soffermiamo l’attenzione sulla paura, stato emotivo celato che ruota intorno all’autonomia. Andiamo sul pratico, un bimbo di 3/4 anni deve svestirsi perché prima di imparare a vestirsi il bambino deve sapersi togliere gli indumenti. Questa azione è sicuramente più facile ed è buona regola partire dalla cosa più semplice per arrivare a quella più complessa.

Riesce a togliersi le calze, poi sui pantaloni ha qualche difficoltà. Da che seduto su una sedia, si allunga a terra, ma i pantaloni non scivolano via, il bimbo diventa rosso, poi si ferma, ragiona, analizza la situazione, ricomincia…e nel frattempo l’adulto che fa? Spesso interviene. Quando il bambino è in difficoltà di istinto si tende a sostituirsi: “DAI DAI FACCIO IO!”. Così, un po’ per fretta, un po’ per proteggere il bambino da quella sensazione di paura che sembra avere di fronte a nuove situazioni, sì va in aiuto e si cerca di minimizzare. Ma la paura è sana, è un’emozione e come tale va vissuta. Per qualunque azione serve infondere sicurezza nel bambino. Cerchiamo di sostituire la frase “dai dai faccio io” con quella: “puoi farcela, bravo, dai”.

Riprendendo l’esempio pratico, sicuramente il bambino dirà: «ecco i pantaloni, ci sono riuscito da solo! !o faccio da solo! ecco ci stavo riuscendo!» Perché non è detto che debba per forza compiere l’azione, ma è importantissimo rispettare i suoi tempi e infondere sicurezza. Incoraggiare non significa semplicemente riconoscere un successo ,ma significa vedere e osservare i progressi nel tentativo di farcela.

Ricordate che è il vostro bambino che vi e ci indica qual è il grado di autonomia che vuole raggiungere, noi adulti dobbiamo solo preparare il terreno perché lui possa fare esperienza della nuova autonomia, senza sentirci per loro essenziali. Più loro si sentiranno autonomi più la loro autostima né beneficerà, lasciarli fare e anche lasciarli sbagliare, in modo che sapranno cosa vuol dire raggiungere un obiettivo, ma anche fallire.

Maestra Francesca – scuola dell’infanzia